Bianca
Vorrei essere bianca, come se la traccia del mio nome non mi identificasse. Ma sono tale, il volto contaminato da una tristezza che ancora non ho vissuto.
E temo.
Tremo. La mia paura mi precede. Paradosso che sanguina, porto il sigillo lacerante delle mie contraddizioni.
La disgregazione è degli animi che aderiscono totalmente alle cose del mondo,
rincorrendole tutte, senza mai possederne alcuna.
Non riuscirei a vivere un minuto di più con me, se non mi combattessi.
Fossi almeno un’altra, mi sarebbe meno grave reggere il mio dolore.
Vorrei che i miei modi avessero la grazia e la bellezza d’una natura fragile, lieve. Ma ne porto solo la forma sconveniente ed impacciata dell’indolenza.
Esitazione.
Nascere su una lapide, tra i rovi, una durezza che pesa.
Qualcosa del passato m’è rimasto impigliato negli occhi.
Un animo allevato nella colpa, nelle cupezze di un cuore che sostiene, suo malgrado, il fardello d’una vita storta. Un animo siffatto, dico, vivrà in perenne lotta con se stesso.
Bisognando di troppe parole per spiegarsi,
esperendole tutte, a conti fatti ammetterà la sconfitta. Sceglierà
il silenzio.
Urgenza d’essere troppe cose, non essendo mai stata nessuna.
Sospenderò il giudizio,
seguirà una vita frivola, e inconsistente.
L’unica certezza resta ancora la paura, e un po’ anche la fantasia.
L’animo angosciato è il più incline a creare mondi inesistenti.
Sipario.
Atto unico.
Risoluzioni.
Vendersi al teatro, alle sue molte vite inconsistenti. Strappare via un cuore già vecchio da un corpo ancora forte.
In un modo o nell’altro, aderirò alla vita. O ad una sua parvenza.