Marco Proietti Mancini

Parabola della cornacchia

Marco Proietti Mancini
Parabola della cornacchia

Non amo le cornacchie. Non le amo.

Per quanto ammetta la loro bellezza, perché sì, sono belle nella loro livrea nera, lucida. Il petto grigio. Sembrano domestici in marsina e gilet di seta grigia, pronti a servirti il thé su un vassoio d'argento, in tazze di porcellana.

Ma non le amo. Non riesco ad amarle.

Per quanto riconosca la loro intelligenza (per chi non lo sapesse, tra tutti gli uccelli e non solo tra gli uccelli, i corvidi sono tra gli animali più intelligenti), la determinazione e la tenacia. La capacità di adattamento che permette loro di vivere dal mare ai duemila metri. La resistenza, l'ostinazione.

Erano quasi estinte, sapete? E in meno di venti anni sono riuscite a ripopolarsi a milioni. Predano qualsiasi cosa, dagli altri uccelli ai topi. Sono praticamente onnivore, qualsiasi cosa si possa mangiare, loro la mangiano.

Ma io non amo le cornacchie. Non posso farci nulla, non le amo.

(Achille le odia proprio, ma quello è un altro film).

Però.

Però ho conosciuto una cornacchia. È grande e fiera. Ha le penne nere come non ne ho mai viste, lucide da riflettere la luce quando è in pieno sole. Dev'essere un maschio, o forse no? È più grande il cornacchio o la cornacchia?

È bella. Ha il nido sul pino che sta proprio di fronte al mio terrazzo. L'ho capito perché da dovunque provenga, qualsiasi cosa porti nel becco, che sia un pezzo di pane o una noce o un topo che penzola, ormai morto, va a rifugiarsi lì, nascondendosi tra i rami.

Non amo le cornacchie.

Ma quella sì, soltanto lei.

Come faccio a riconoscerla? A sapere che è lei e non un'altra?

Viene a posarsi sempre nello stesso punto, sulle sbarre di ferro del rialzo della balaustra del terrazzo. Si posa lì e mi osserva lavorare e io osservo lei. Achille impazzisce, vorrebbe uscire a cacciarla. Ma io glielo impedisco. Due volte, gliel'ho permesso, ma la cornacchia, solo lei, soltanto quella, la mia cornacchia, non è volata via. E' rimasta lì ferma. Fiera e indifferente.

Come faccio a riconoscerla? Perché nel manto nero, nerissimo delle sue penne, nella coda ha due penne perfettamente bianche. Candide. Nessun altra cornacchia ce l'ha.

Non amo le cornacchie, ma quella sì.

E lo sapete perché? Perché la conosco. La riconosco.

Ecco. Ho scritto la mia parabolina. Trovateci voi il senso, se ne siete capaci. Io vi dico soltanto che prima di affermare "Odio gli... " dovreste provare a pensare “E se ne conoscessi uno?”.

Perché da quando io conosciuto quella cornacchia lì, le altre non le odio più. Andrà a finire che mi scoprirò ad amarle.