Sogni di orsi

Sogni di orsi

Una nottata insonne. Non mi capitava da tempo e ne avrei fatto a meno: chi mai vuole restare sveglio con uno che ha di continuo cose strane nella testa.

Piove, conviene alzarsi e staccare, cambiare pensiero, aria. Piove, penso a Selene, gli dovrei mandare un messaggio, forse è sveglia ma forse è giusto lasciarla in pace almeno di notte. Piove, guardo fuori è bagnato, in lontananza c'è così tanto buio che il mondo si spezza e per gente come me la notte è sempre stata una silenziosa compagna, un fiore tagliente che abbraccia come una mamma e ingoia come Crono. Io sono, io sono, io sono, sono ancora vivo, crepo di freddo nonostante il pigiama pesante da fare invidia a un grizzly. Ha piovuto con il profumo che è unico e sempre lo stesso e con lo strato d'acqua che copre le superfici e con quel poco di luce che c'è le rende più chiare, un qualcosa che nel buio brilla. Se resto sveglio, allora, è per questo? Per vedere il buio che brilla?

Piove e sento freddo nonostante la pelliccia da fare invidia a un grizzly, un suono e sono triste, un altro suono lontano e veloce e non vedo niente. Un tempo ci avrei scritto una poesia che declamasse la febbre dello scrittore. Non ho più tempo per la poesia.

Piove, fa freddo e ho sete e accanto al letto ho dell'acqua; mi accomodo con il mio culone nel mio giaciglio, bevo, mi annoio mi sdraio raccolgo foglie secche erba sterpi e me li butto tutti addosso. Quel tepore, finalmente. Sono contento, chiudo gli occhi e capisco che fantasticare di essere un umano nella notte per un grizzly significa solo farsi venire un’insonnia incontrastabile.

Piove, non sento freddo, sento la pioggia che batte all’ingresso della mia caverna, ne sento l'odore. È bello essere un orso in inverno.

Buonanotte.